Coldiretti denuncia: “All’EXPO Made in Italy sfregiato in un paese su quattro”

Da uno studio della Coldiretti, divulgato in occasione dell’Assemblea nazionale ad Expo, è emerso che in almeno un Paese su quattFalsiro tra quelli che partecipano ad Expo sono realizzati e venduti imbarazzanti interpretazioni di piatti e prodotti alimentari falsamente italiani in sfregio all’identità del Made in Italy.
La lista dei prodotti incriminati è davvero lunga: si va dalla versione thailandese del pesto ligure alla “SauceMaffia” del Belgio per intingere le patatine, per non parlare dei kit fai da te statunitensi per crearsi il vino Barolo e il Parmigiano direttamente da casa; ma ci sono anche gli improbabili tortelloni con la polenta austriaci, i chapagetti coreani e il “celebre ”prosciutto San Daniele del Canada. Si prosegue poi con il caffe’ “Mafiozzo” (gli stereotipi si sprecano) stile italiano della Bulgaria, il vino bordolino bianco dell’Argentina, la zottarella della Germania, il “Parma Salami Genova” venduto dal Messico, mentre dalla Romania arriva il barbera bianco, la “pomarola” dal Brasile, il salame toscana dalla Danimarca, il Chianti bianco della Svezia, la pasta dall’Egitto e dagli Usa il “sugo all’arrabiatta”, mentre Prosecco e Parmesan, con tanto di scritta in cirillico, vengono dalla Russia.
Ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo: “Non solo monumenti. Ad essere sfregiato nel mondo è anche il Made in Italy alimentare, dallo sfruttamento di antipatici stereotipi per fare marketing sulla pelle degli italiani alle maldestre rivisitazioni di antiche ricette, dalla ridicolizzazione di storici processi produttivi ai nomi storpiati, dalla banalizzazione delle denominazioni fino ai piatti tricolore inventati di sana pianta”.
E da uno studio è emerso che i maggiori paesi produttori di prodotti Made in Italy taroccati non sono quelli più poveri, ma i più ricchi. Ad esempio “negli Stati Uniti il 99 per cento dei formaggi di tipo italiano è realizzato in California, Wisconsin e nello Stato di New York, nonostante i nomi richiamino esplicitamente le specialità casearie più note del Belpaese, dalla Mozzarella alla Ricotta, dal Provolone all’Asiago, dal Pecorino Romano al Grana Padano, fino al Gorgonzola”.
“La tutela del patrimonio agroalimentare all’estero è una area prioritaria di intervento per le Istituzioni a tutela dell’identità nazionale, ma anche per recuperare risorse economiche utili al Paese e per tornare a crescere”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo sottolineando che la contraffazione e la falsificazione dei prodotti alimentari fa perdere al vero Made in Italy oltre 60 miliardi di euro di fatturato all’estero, una cifra che potrebbe generare oltre trecentomila posti di lavoro.

Valentina Pasta

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